Come diventare un leader di valore per i propri collaboratori
Per costruire un’impresa di valore in grado di persistere nel tempo è importante orientare le decisioni dei collaboratori offrendo loro una guida da seguire. Un vero imprenditore è quella figura capace di indirizzare un team, ricoprendo e riconoscendo come proprio il ruolo di leader. Quest’ultimo, consapevole delle respons-abilità che questo comporta, si impegna a definire e condividere con il gruppo gli obiettivi aziendali, proponendo piani di azione realistici e risultati misurabili.
Nel tempo la figura del leader ha subito un processo di trasformazione, che ha portato a modificare parte del significato originariamente associato al termine. Scopriamo, dunque, com’è cambiata tale immagine e quali sono oggi le caratteristiche essenziali a diventare una buona guida per i propri collaboratori.
Leader tradizionale ed emergente: cos’è cambiato?
Il processo di evoluzione ha portato al passaggio da uno stile di leadership tradizionale a uno emergente. Comprendere le differenze tra i due risulta un requisito fondamentale al fine di realizzare quali sono gli elementi indispensabili alla creazione di un leader di valore. In passato l’immagine della guida aziendale rispecchiava quella di un capo, il cui compito era quello di dare ordini ai propri collaboratori guidando cosi il loro comportamento e la presa di decisione.
Egli, infatti, rappresentava quella figura in grado di interpretare e conoscere in profondità tutti i settori aziendali. In quanto imprenditore, dunque, si occupava di prendere tutte le decisioni importanti senza tener conto del pensiero del resto del team, imponendo piani ben definiti e non discutibili. Nel tempo lo stile di leadership tradizionale ha lasciato il posto a un approccio più ampio.
Il leader emergente è una persona in grado di orientare, guidare e soprattutto motivare un team di collaboratori. Nonostante questo, però, non esclude la possibilità di ascoltare il pensiero degli altri per imparare qualcosa di nuovo: il passaggio da una modalità di comunicazione unidirezionale a uno stile bidirezionale, infatti, è ciò che più differenzia i due approcci. Un capo emergente, infine, è una figura in grado di proporre schemi di azione, prendendo consapevolezza del fatto che, se necessario, bisognerà modificarli lungo il percorso.
Integrare i due stili di leadership è il segreto per diventare una guida preziosa per il proprio team.
L’ascolto degli altri come forma di apprendimento
L’ascolto, il dialogo e il confronto sono, oggi, elementi chiave per raggiungere il successo. Questo è vero nella vita personale cosi come in quella aziendale. Per diventare un buon leader e guidare una squadra è importante imparare ad ascoltare gli altri, accettando differenti punti di vista e modalità di pensiero: solo attraverso un dialogo costante e approfondito, infatti, è possibile arrivare a comprendere le motivazioni altrui e ampliare le proprie vedute. Interpretare il confronto come un’occasione per rafforzare o smentire una convinzione è la chiave per stare bene con se stessi e, di conseguenza, porsi come un punto di riferimento per la squadra.
Un buon leader è, dunque, una persona interessata ad ascoltare quello che i propri collaboratori hanno da dire e da insegnare. Egli punta a conoscere il team per individuare e valorizzare il più possibile i talenti promettenti e, perché no, imparare qualcosa da loro.
Analizzare il contesto e cambiare rotta
Un leader è, per definizione, una figura alla guida di un gruppo di individui. Il suo ruolo, pertanto, presuppone la necessità di proporre loro piani di azione atti al raggiungimento degli obiettivi condivisi. Nel mondo delle organizzazioni il tutto è amplificato. L’imprenditore a capo di un’impresa ha sulle proprie spalle la respons-abilità di gestire una serie di attività la cui buona riuscita determinerà il futuro dell’azienda e dei dipendenti assunti.
Tra i compiti di un leader, dunque, rientra l’analisi del contesto di riferimento e la proposta di obiettivi ambiziosi ma realistici. Per diventare una guida degna di nota, però, è bene individuare uno schema di azione ma soprattutto riuscire a capire quando è meglio fare un passo indietro: cambiare rotta in corso d’opera non è sinonimo di debolezza, bensì di coraggio e determinazione.
Come diventare un buon leader
Carisma e spirito di iniziativa sono due delle caratteristiche che non dovrebbero mai mancare in un buon leader. Riuscire a diventare un’ottima guida riconosciuta dagli altri come tale presuppone, infatti, forza di volontà e coraggio da vendere. A volte, questi elementi è necessario fare affidamento su un supporto esterno: non tutti i capi già formati, di fatto, sono in grado di comprendere quando è il caso di cambiare rotta e modificare il proprio comportamento nei confronti della squadra.
Iniziare un percorso con un coach competente e preparato è il modo migliore per maturare tale consapevolezza e trovare sostegno nel processo di cambiamento: il primo passo per diventare una buona guida per gli altri è quello di imparare a conoscere sé stessi, le proprie potenzialità e i propri limiti.
Il business coaching
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